A leggere notizie come questa mi si gela il sangue. Ma torniamo alla domanda dal titolo.
Da questo post diverse cose sono cambiate, ma lo scenario non è dei migliori nè per la compagnia di bandiera, che appare sempre più a mezz’asta, nè per lo scalo di Malpensa su cui, con la presentazione del nuovo network, si conferma un drastico ridimensionamento.
Sullo sfondo della guerra Alitalia-Malpensa si addensano le nubi della richiesta di risarcimento chiesta da SEA e del ricorso al TAR del Lazio di Air One, che continua a sostenere la possibilità di un rilancio con investimenti della compagnia, ma che non si è ancora ben capito a che gioco stia giocando. Il 20 febbraio il TAR deciderà, intanto la trattativa con Air France va avanti.
Sul merito del ricorso in effetti Air One non ha tutti i torti. La procedura non è stata propriamente trasparente ed al di là di indiscrezioni su l’ammontare economico dell’offerta francese nulla si sa di Piani industriali o di sviluppo. Air One al contrario ha declamato le magnifiche possibilità del proprio piano industriale a tutti i giornali e su tutti i network, ma sorge il dubbio che non l’abbia sottoposto al governo.
La situazione come si dice è fluida, ma alcuni aspetti continuano a lasciarmi perplesso:
-
se, come sembra, l’obiettivo del governo nel vendere Alitalia è quello di preservare l’occupazione (non mi dite che è rendere “grande” e prestigiosa la compagnia perchè non ci crede nessuno) allora ogni condizione va bene e il posto promesso in CdA al Tesoro da Air France rientra tutto nel piano di “controllo” dello Stato. Ora, però, l’acquisto tramite scambio di azioni è un modo per non tirare fuori un soldo per l’acquisto, qualche soldo uscirà per l’aumento di capitale, ma all’orizzonte nessun investimento prima del 2011 (anno del fantomatico pareggio) è previsto. Ricordo che Alitalia vola ancora con onorabilissimi, ma vecchiotti MD-80. In più nulla si sà sugli esuberi. Il rischio è trovarsi una compagnietta con aerei vecchi e un ridimensionamento del personale a cose avvenute con l’aggravante che i sindacati potranno ancora scioperare con Governo (azionista Alitalia) senza però che questo abbia alcun sostanziale potere sulla nuova gestione. Il tutto senza aver preso una lira nella “privatizzazione”. Mah.
-
La moratoria sul Malpensa è una boiata pazzesco. Non si può chiedere ad un’azienda fallita di sostenere una aeroporto per un paio d’anni in modo che chi lo gestisce trovi qualcuno che poi le faccia concorrenza crudele e durissima. Sarebbe da idioti accettare, è da pazzi crederlo. L’unica ragione può essere sul lato occupazione. Ogni possibile sviluppo dell’aeroporto non potrà avvenire che in un paio di stagioni, diciamo per l’estate 2009. Quindi in gioco ci sono posti di lavoro e non si capisce perchè quelli a Milano abbiano meno valore di quelli che si cerca di tutelare a Roma. (da legger sul futuro dello scalo anche il condivisibile focus dell’IBL)
-
Air One continua a giocare, ma senza sporcarsi la maglia. Per vincere in tutte le gare bisogna rischiare, non si può sempre cercare la vittoria a tavolino. L’unico lato positivo di una soluzione Air One (tanti i negativi ma ci arrivano anche i bambini) è che ha ordini per diversi aerei e almeno il rinnovo della flotta potrebbe considerarsi garantito (e non è poco visti gli attuali tempi di consegna per aerei nuovi).
Chissà cosa accadrà, ma spero che in futuro non ci si penta di non aver portato i libri in tribunale come vece Swissair… morta e risorta dalle sue ceneri come Swiss ed ora onoratissima e profittevole signora compagnia aerea.
ottimo quadro! una cosa però ancora resta oscura riguardo a Malpensa. La gestione degli slot lasciati liberi a Milano, credo che sia per buttare l’attenzione su questo punto che il buon Formigoni ha lanciato la sua moratoria
A leggere questo post mi viene in mente (sono meridionale) un vecchio presiedente della Regione Calabria che, di fronte a possibili tagli dei promessi finanziamenti, andò su Raidue a “piangere” per il porto di Gioia Tauro.
Solo che nel nostro caso la situazione è oggettivamente diversa: la ricca Lombardia ha bisogno che una società fallita (o meglio: i contribuenti) continui a foraggiare un grande aeroporto, per evitare possibili ricadute occupazionali.
E che dire dell’imprenditoria del Nord? Mi pare che nessuno abbia solo promesso un significativo intervento a favore della piccola (troppo piccola) AirOne.
A questo punto mi viene da chiedere: e il mercato?
Gli slot lasciati da Alitalia interessano davvero qualche compagnia, che non sia low cost?
Per motivi di lavoro ho volato solo un paio di volte da Malpensa e l’impressione che ne ho tratto è oggettivamente sconfortante. Ricordo, in particolare, nel 2005, di ritorno da New York di essere rimasto due ore in attesa (in un corridoio stipato all’inverosimile) prima di poter effettuare i controlli.
Irripetibili i commenti degli stranieri.
Senza offesa per nessuno l’aeroporto di Città del Messico mi è sembrato più confortevole.
Davvero un aeroporto così organizzato suscita interesse? E se così fosse perché mai le grand compagnie dell’est asiatico (che, dal quel che mi risulta, sono in costante espansione) non sembrano particolarmente interessate agli slot lasciati liberi?
A me pare che ciascun amministratore locale piuttosto che preoccuparsi di affidare le società pubbliche alle cure di manager competenti, sia solo preoccupato di non perdere consenso elettorale. Costi quel che costi (alla collettività si intende…)
[…] tappa in questo reality-show che fa di tutto per scimiottare una fiction di infimo livello. Da qui si sono fatti ulteriori passi avanti, o indietro, a seconda dei punti di […]