In tutta la vicenda di Eluana io non so bene cosa pensare. Invidio le certezze di chi sostiene che la sua non sia vita, io di certezze non ne ho. So solo che respira, da sola, ma non posso dire o sapere, nessuno può, se “senta” qualcosa. So solo che tra la vita e la morte d’istinto scelgo la vita e che far morire di fame e di sete una persona non appartiene alla categoria dell’umano per come mi è dato di conoscerlo.
So solo che trovo drammaticamente inadeguata ogni risposta al quesito se quella sia o meno una vita degna di essere vissuta, che provenga da un aula di giustizia o del parlamento. Inadeguata, sproporzionata e in ogni caso scandalosa. Come inadeguato e sproporzionato mi sento io nei confronti della vita e della morte e dei tanti grandi misteri che vanno oltre la mia comprensione e le mie decisioni.
Per il resto sono d’accordo con lei.
Ciao Ste,
ho avuto un congiunto in coma irreversibile (con morte celebrale) per 9 anni. Non posso essere che d’accordo con il padre di Eluana. Il nostro progresso scintifico è progredito così tanto che può sostentare un corpo anche quando non c’è più vita in lui.
A mio avviso il paradosso è che il Governo si intrometta in materie private. Se si deve discutere il tema se ne discuta con le debite modalità in Parlamento. Il Governo farebbe meglio a concentrarsi sulla congiuntura economica invece che su qualche DL con finalità demagogiche.
L.