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Archive for the ‘Vita’ Category

In tutta la vicenda di Eluana io non so bene cosa pensare. Invidio le certezze di chi sostiene che la sua non sia vita, io di certezze non ne ho. So solo che respira, da sola, ma non posso dire o sapere, nessuno può, se “senta” qualcosa. So solo che tra la vita e la morte d’istinto scelgo la vita e che far morire di fame e di sete una persona non appartiene alla categoria dell’umano per come mi è dato di conoscerlo. 

So solo che trovo drammaticamente inadeguata ogni risposta al quesito se quella sia o meno una vita degna di essere vissuta, che provenga da un aula di giustizia o del parlamento. Inadeguata, sproporzionata e in ogni caso scandalosa. Come inadeguato e sproporzionato mi sento io nei confronti della vita e della morte e dei tanti grandi misteri che vanno oltre la mia comprensione e le mie decisioni.  

Per il resto sono d’accordo con lei.

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Go West!

Come l’estate scorsa è splendido trovarsi negli Stati Uniti. Quest’anno il programma prevede il Texas, giro in lungo e in largo. Arrivo a Houston venerdì scorso, ieri e domenica Dallas (per ora unica sosta realmente evitabile) e Fort Worth, invece splendida. Oggi tappone… lungo lungo all’insegna del West.

Dopo 10 ore di viaggio eccoci ad El Paso, la punta più occidentale del viaggio. Come vecchi cowboy tutto il giorno all’inseguimento del sole.

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«Essendo il Figlio di Dio, Gesù sapeva tutto

 E il Salvatore sapeva che Giuda, l’amato,

 Non lo salvava, dandosi interamente.

 Ed è allora che seppe la sofferenza infinita.

 È allora che conobbe, è allora che Egli apprese,

 È allora che sentì l’infinita agonia,

 E gridò come un folle la spaventosa angoscia

 Clamore che fece vacillare Maria ancora in piedi,

 E per pietà del Padre ebbe la sua morte umana».

(Charles Peguy)

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One night only

Ieri sera, ore 20.45, cinque blogger si ritrovano in campo neutro per una serata di lavoro.

La missione in un qualche modo “per conto di Dio”, come per i Blues Brother, è di riuscire in una notte più qualche ritaglio di tempo a ringiovanire, rendere godibile e fruibili un sito e un blog.

La sgarrupatissima squadra è composta da:

  • l’esperto di design, il guru dei CSS, che sul suo Mac si mette subuto al lavoro manco stesse lavorando in Matrix;
  • colui che guardai database dall’alto, capace di risolvere ogni problema di configurazione e di sistema nonchè indiscusso team leader;
  • genio e sregolatezza, l’uomo che ha fatta della neurofisiopatologia qualcosa di decisamente più interessante della parola stessa;
  • quello che cerca una “o” da aggiungere al suo blog (non per altro, per completezza!) alla ricerca della perfezione nello stile “glitterato”, che subito si mette a cercare di tradurre in italiano vecchi testi dallo stile obsoleta (al confronto il Manzoni scriveva con stile da adolescente in crisi ormonale);
  • io con consorte che dal basso della nostra trogloutenza informatica a dare nel nostro piccolo con qualche testo nuovo per ricordare un bell’anniversario e per importare parte dei testi del sito esistente.

Il risultato lo si vedrà, si spera, solo l’11 Febbraio prossimo, ma è stato bello lavorare un pò insieme. Non ci saranno effetti speciali, nulla di sensazionale, ma l’obiettivo è di rendere un “casa” abitabile, confortevole e fruibile, quello che ora è solo un contenitore, con diversi contenuti, ma con troppo poco cuore.

Chi accenderà il fuoco?

Update: come mi ricorda il Mapo… il futuro è “glitterato.

Update/2: dalla descrizione della cena potete capire… mmm… il clima

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A noi Frankenstein ci fa una pippa.

Che poi si perda la bellezza del vivere, beh non è certo un problema della “scienza” no?

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Con ritarto, come sempre ultimamamente riporpongo e aderisco all’appello lanciato da Il Foglio ,  a firma del suo direttore, per una moratoria sull’aborto.

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne  ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a  quella del veleno farmacologico via pillola Ru486. Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio.
La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono duecose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri.
Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica.
Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza
e di ragione.

Le buone coscienze che si stracciano le vesti per difendere Caino (cosa buona e giusta), ben farebbero a difendere anche il povero Abele, l’innocente, la vittima colui che non ha colpe.

Forse nelle nostre buone coscienze siamo pronti a difendere i “colpevoli”, più simili a noi nelle diverse miserie, e impreparati a capire chi colpe o errori non ne ha ancora commessi.

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