Non adoro Beppe Severgnini anche se spesso mi fa sorridere, ma oggi leggendo sul Corriere un suo pezzo sull’Australia non ho potuto che apprezzarlo e riconoscermi in diverse delle venti cose che ha apprezzato nella terra dei canguri (e non solo).
In particolare come non esser d’accordo con le seguenti:
1 La luce cinematografica di Perth. Sembrano giornate di montagna, ma c’è il mare.
2 Il porto di Sydney dalla camera d’albergo. Come una cartolina, ma i motoscafi si muovono (pieni di giapponesi entusiasti). […]
8 Adelaide (South Australia). Ha l’aria di dire “Io sto qui a prendere il sole, voi fate un po’ quello che volete”. […]
11 Thongs, le infradito. L’idea australiana di abbigliamento formale.
12 La costa occidentale: come la Gallura, ma è venticinque volte più lunga. 300 km sopra Perth, i Pinnacles. 182.074 monoliti piantati nella sabbia color polenta. Chissà chi li ha contati tutti.
13 Il verde severo degli eucalipti (karri). Sta bene con il rosso della terra e l’azzurro del cielo.
14 Aussie, Oz, Downunder, Wallabies: gli australiani amano soprannominare il proprio mondo, e hanno espressioni tutte loro. Al posto di “prego”, “non c’è di che”, “non preoccuparti” sempre “No worries”. Più che un modo di dire, è una filosofia. […]
17 I quadri-mappa degli aborigeni. Di questo posto hanno capito tutto, ma non è servito a niente. […]
20 Il fatalismo. “Se ci sono gli squali, si vedono le pinne. Se non si vedono le pinne, si può fare il bagno” (L.B. a Cottesloe Beach, vicino Perth). Fortunati, gli australiani. Gli squali italiani hanno due gambe, sorridono e non vengono mai a galla. Così ce ne accorgiamo tardi, e ci fregano sempre.
Sarà che ero in viaggio di nozze, sarà che mi appassiono a quasi tutto quello che vedo, che incontro o, forse, che quando viaggio mi piace vedere tutto con gli occhi di un bambino, ma quel continente (perchè chiamarla nazione è davvero riduttivo) rimarrà sempre uno dei miei posti del cuore.
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